Come già accennato durante la mia presentazione, lavoro nell’ambito sanitario da più di dieci anni e per questo motivo il mio focus di attenzione ricade, tra i vari argomenti legati alla mia professione, sulla situazione del Centro di assistenza primaria Casa della Salute.
Scrivo questo articolo perché ritengo molto importante far capire a tutti, soprattutto ai “non addetti ai lavori” le motivazioni per cui questo complesso vada potenziato come tale, senza millantare un fantomatico ritorno ad una Azienda Sanitaria Locale autonoma con reparti di degenza, come era un tempo.
Il bacino di utenza Santhiatese è, sì, un bacino ampio, ma demograficamente parlando non abbastanza da poter giustificare la presenza di una ASL indipendente da quella della vicina Vercelli, considerando inoltre che a livello logistico, c’è per i santhiatesi la possibilità di raggiungere in breve tempo anche l’ASL di Ponderano (Biella), l’AOU di Novara e le varie strutture sanitarie pubbliche presenti nel torinese.
Dopo questa premessa va dato un piccolo cenno di come ormai da anni è organizzato un Ospedale, o per meglio dire un’Azienda Sanitaria.
Con un’importante riforma nel 1978 nasce il SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE con la legge n. 833: un inquadramento organizzato di tutte le strutture e del personale al fine di creare un sistema efficiente, che in nome dei principi di dignità, salute, equità, appropriatezza ed economicità, possa distribuire servizi sanitari in maniera uniforme su tutto il territorio.
Dopo 14 anni da questa riforma, nel 1992 con il decreto legislativo n. 502 si delinea la strada verso l’Aziendalizzazione degli ospedali e la distribuzione di responsabilità alle Regioni e non solo più allo Stato.
Quest’ultimo, attraverso il Piano Sanitario Nazionale, definisce, in base ai bisogni dei cittadini e alle risorse disponibili, una programmazione economica per distribuire alle Regioni una quota capitaria pesata. La Regione, in seguito ad un proprio Piano Sanitario Regionale, distribuisce queste risorse alle singole Aziende sanitarie. In caso di richieste di ripianamento di disavanzi da parte delle Aziende, le Regioni possono avvalersi di strumenti di finanziamento quali l’uso di proprie risorse economiche e dei contributi sanitari IRAP, oltre alle entrate dirette delle strutture (es. ticket).
In aggiunta vengono istituiti i LEA acronimo di Livelli Essenziali di Assistenza: sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse).
L’effettiva garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza implica una riorganizzazione del sistema che permetta il riequilibrio all’interno del SSN fra i diversi settori di intervento. Particolare impegno deve essere dedicato alla riallocazione delle risorse:
– dalla cura alla prevenzione;
– dalla generalità della popolazione ai gruppi a rischio;
– dall’assistenza ospedaliera all’assistenza territoriale.
La riallocazione delle risorse, da realizzarsi attraverso l’elaborazione di programmi che favoriscano un diffuso coordinamento intra e inter-Aziendale, deve prevedere il potenziamento dell’assistenza in regime di ricovero diurno (in alternativa alla degenza ordinaria), lo sviluppo degli interventi di riabilitazione e lungodegenza in ambito residenziale e domiciliare (in alternativa alle prestazioni per acuti), la diffusione dell’assistenza integrata a domicilio (in alternativa a quella residenziale), lo sviluppo di programmi di screening periodici selettivi sulla popolazione a rischio (in alternativa alla diagnostica ambulatoriale su richiesta), il ridimensionamento della diagnostica strumentale (anche in relazione all’introduzione di profili di appropriatezza delle richieste e con particolare riguardo alle prestazioni ad alto costo o effettuate in serie), il potenziamento dell’assistenza odontoiatrica e oculistica (attualmente carenti), nonché ogni altra riallocazione specificamente rivolta a riequilibrare l’offerta a livello locale.
Va da se’ quindi che un’amministrazione comunale può proporre, secondo uno studio accurato delle necessità della propria popolazione (studio demografico, situazioni socio-sanitarie particolarmente disagevoli, etc.) il potenziamento della propria realtà vigente.
Il Centro di assistenza primaria Casa della Salute di Santhià ha già delle solide basi su cui si regge un’organizzazione di prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, rivolte ad un’ampia gamma di popolazione. Forse non tutti sanno che nello specifico si trovano le seguenti attività:
  • Assistenza primaria (MMG/PLS)
  • Continuità Assistenziale
  • Postazione del SET 118
  • Centro Prelievi
  • Radiodiagnostica
  • Ambulatori specialistici
  • CUP
  • SUSS (Sportello Unico Socio-Sanitario) in collaborazione con personale dell’Ente Gestore attivo nell’ambito territoriale per l’assistenza sociale
  • Cure Domiciliari
  • Consultorio familiare
  • Centro di monitoraggio del Diabete
  • Servizio di Psicologia
  • Centro Diurno psichiatrico
  • Ambulatorio Psichiatrico Territoriale
  • Ambulatori e palestre del RRF
  • Dipartimento di prevenzione con attività vaccinale
Il nostro interesse, prima di tutto è di allacciare un sincero e attivo rapporto relazionale e di confronto con i responsabili della struttura, per poter coadiuvarci nell’intento di potenziare alcuni settori, fra i tanti quello pediatrico, per essere più vicini alle famiglie che necessitano di cure primarie di base o specialistiche, dalla nascita fino alla fine dell’età pediatrica di ogni bambino. Siamo inoltre consapevoli che molte persone necessitano di un’assistenza al domicilio più frequente, ed è nostra intenzione sostenere interventi al sostegno della figura dell’infermiere di famiglia/comunità e di enti ed associazioni che già prestano servizio con interventi di carattere socio-assistenziale.
Giorgia Manchovas
Candidata per la Lista Civica Impegno per Santhià